Contatto e sonno .

La nostra cultura tende a credere che adulto e bambino debbano dormire separati, anche se a livello evoluzionistico e a livello fisiologico la vicinanza è risultata vantaggiosa per lo sviluppo cerebrale del piccolo.

Tra le varie popolazione del mondo siamo una minoranza strettissima che crede che adulti e bambini debbano dormire separati.

Fino a 3 anni un bambino NON è indipendente e NON ha bisogno di stare da solo, tutt’altro, dormire con mamma e papà è il massimo per lui/lei, ma sarebbe anche il minimo perché regola biologica.

La massima proliferazione neuronale si ha nei primi 3 anni di vita e allattamento, contatto e sonno agevolano questa produzione.

 

Risvegli notturni frequenti .

Il sonno del bambino è diverso da quello dell’adulto e di questo è importante esserne consapevoli.

Gli stadi del sonno di adulto e bambino sono diversi.

Il bambino in tutti i primi 3 anni va incontro a risvegli notturni, questo è fisiologico e normale, fa parte del suo sviluppo cerebrale e fisico.

I cicli di sonno nel neonato sono più brevi. Il sonno di tutti noi è costituito da due fasi: quella REM in cui si sogna con rapidi movimenti oculari e la fase NREM in cui il sonno acquista gradi crescenti di profondità (primo, secondo, terzo e quarto stadio).

Nei primi 3 mesi di vita la fase REM è molto sviluppata, tanto che il bambino prematuro è quasi sempre in fase REM.

E’ fondamentale che il piccolo rimanga sempre in uno stato superficiale di sonno per potersi svegliare prontamente in caso di ostruzione delle vie aeree, visto che anche il sistema respiratorio non è totalmente sviluppato, ma anche per comunicare altro tipo di bisogni.

Inoltre un neonato si sveglia perché necessita di mangiare spesso per favorire il suo sviluppo.

Ecco che si nota differenza anche tra il sonno di un bambino allattato esclusivamente al seno e un bambino allattato con latte artificiale. L’allattamento esclusivo al seno aumenta la quantità di risvegli notturni.

La fase REM quindi è molto estesa nei piccoli. La fase NREM è più breve e per tutti i primi 3 mesi non arriva mai al sonno profondo , ma rimane al primo e secondo stadio.

In gravidanza a termine, bambino e madre passano in fase REM quasi il 50% del tempo (un adulto ci passa il 25% del tempo).

La vicinanza tra madre e bambino, congiuntamente all’allattamento, creano col passare dei giorni una sincronia nel sonno. Così la madre può dormire profondamente quando anche il bambino dorme. Di notte ossitocina e prolattina arrivano meglio e favoriscono il sonno della madre.

 

La fisiologia del sonno dei bambini

Conoscere la fisiologia del sonno è importante per sapere come confrontarsi col sonno del neonato e costruirsi delle aspettative realistiche.

Voglio dire che è inutile disperarsi se nel primo anno di vita il bambino ha un sonno frammentato, (come appare a noi) e non dorme tutta la notte perché questo è assolutamente normale. È opportuno saperlo per non sentirsi disperati o dei cattivi genitori per una situazione che funziona così.

Mentre gli adulti, quando vanno a letto, cadono in un sonno profondo quasi subito, passando dal primo al quarto stadio, per i neonati non è così.

I neonati attraversano una fase di sonno REM che dura circa 20 minuti, questo spiega perché può diventare difficile coricarli a dormire sulla loro superficie, pochi minuti dopo che hanno chiuso gli occhi. In quei 20 minuti rimangono in uno stato di sonno leggero e al minimo movimento possono svegliarsi.

 

Il sonno dei neonati: i miti da sfatare

È bene non crearsi l’aspettativa che il bambino possa essere lasciato nel lettino e si addormenti immediatamente.

Il bambino necessita di essere accompagnato al sonno, di sentirsi protetto e rassicurato.

Nel passaggio dalla fase NREM a quella REM, il neonato o il bambino attraversa un periodo vulnerabile in cui è più facile che si svegli o sembra proprio che si risvegli. Si muove, apre gli occhi, piange, mugola, ma sta continuando a dormire.

Ed è questo anche un aspetto che è bene conoscere. Proprio il fatto di lasciarlo stare in questa fase e non risvegliarlo, gli consente di apprendere a legare le fasi di sonno e col tempo “dormire tutta la notte”.

Il bambino non ha competenze per riaddormentarsi da solo per cui richiama l’adulto affinché lo aiuti, è una competenza che acquisisce nell’arco dei 3 anni.

Curare l’addormentamento è il primo passo per gestire anche i risvegli durante la notte e per assicurarsi, l’adulto, un sonno meno frammentato.